Politica

Lo Stato è per l’open

La PA e il software libero.

di Riccardo Bagnato

Sono stati diffusi il 12 giugno scorso dal ministero all?Innovazione (Mit) gli attesi risultati del lavoro della Commissione sull?open source. Tra i dati più importanti che emergono dal lavoro della Commissione quelli relativi alla spesa in software. Nel 2001 la Pubblica amministrazione, centrale e locale, ha speso per l?acquisto di software 675 milioni di euro. Il 61% si è concentrato sullo sviluppo, manutenzione e gestione dei programmi custom, ossia sviluppati su commessa per una specifica amministrazione; il restante 39% è stato impiegato per acquistare licenze di pacchetti software, di cui 63 milioni di euro per i sistemi operativi (software per pc, mini e mainframe); circa 30 milioni per la gestione di basi di dati; 17 milioni di euro per i prodotti di office automation. La Commissione guidata dal professor Angelo Raffaele Meo del Politecnico di Torino ha determinato che l?uso del software a sorgente aperto deve costituire una scelta possibile per le infrastrutture della pubblica amministrazione ma che, di volta in volta, le scelte di soluzioni e servizi debbano essere effettuate solo sulla base di un?analisi del rapporto tra costi e benefici. Il senatore Fiorello Cortiana (Verdi), promotore di un disegno di legge sul pluralismo dell?informatica, ha ribadito che “sul piano normativo è urgente definire una legge”, a partire dai Piani per l?e-Governament, assumendo la migrazione all?open source come una priorità.

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